Avanzate tecnologie ortopediche in riabilitazione: il corso ECM FAD 2025 di Accademia Tecniche Nuove

Le tecnologie digitali e la manifattura additiva garantiscono ai tecnici ortopedici un valido supporto ma per padroneggiarle appieno e trarne il meglio a beneficio dei pazienti è necessaria una formazione che Accademia Tecniche Nuove mette a disposizione per il 2025 con il corso ECM FAD “Avanzate tecnologie ortopediche nel processo riabilitativo”, che permetterà di acquisire 28,8 crediti formativi.

Una panoramica delle più innovative tecnologie al servizio degli operatori e, quindi, dei pazienti, è quanto il corso ECM FAD in Tecniche Ortopediche offre per il 2025.

L’idea di fondo è che la digitalizzazione e la stampa 3D (senza dimenticare la realtà aumentata e virtuale) contribuiscano ad accrescere l’accuratezza e la precisione degli impianti conferendo loro un grado di personalizzazione impensabile sino al recente passato, ma che al contempo impongano di avere conoscenze nuove, a metà strada fra ingegneria e clinica.

Lo ha suggerito a Ortopedici&Sanitari il responsabile tecnico-scientifico dell’iniziativa didattica Carlo Rottenbacher, ricercatore e docente di Meccanica Applicata e di Biomacchine dell’Università di Pavia.

Carlo Rottenbacher, ricercatore e docente di Meccanica Applicata e di Biomacchine dell’Università di Pavia e responsabile tecnico-scientifico del corso ECM 2025 di Ortopedici&Sanitari

«Oggi il lavoro di un tecnico ortopedico passa attraverso quattro fasi fondamentali. La valutazione e conoscenza della persona e delle sue caratteristiche specifiche e, via via, la progettazione, la produzione e il collaudo degli impianti. Un contenuto tecnologico di assoluta importanza è il filo rosso che lega i passaggi citati.

Si pensi alla manifattura additiva: rivoluziona processi e paradigmi tradizionali aprendo scenari produttivi rivoluzionari e accessibili a costi tutto sommato contenuti e alla portata dei più piccoli laboratori. Perché essa possa dare prova della sua indiscutibile efficacia è necessario che i professionisti siano incentivati a usarla e pertanto siano familiarizzati con l’informatica o le architetture cloud».

Chiave di volta, il trasferimento tecnologico

Obiettivo della proposta di Accademia Tecniche Nuove e di Ortopedici&Sanitari è far sì che un percorso in essere conquisti un plus di concretezza e compiutezza, per vari motivi. Perché si guadagni in efficienza e produttività, senz’altro, ma anche per svolgere un lavoro più appagante assicurando ai pazienti prestazioni e manufatti del più alto livello possibile.

«Servono competenze diverse e un know-how ottenibile anche grazie al trasferimento di tecnologie ed esperienze da settori solo in apparenza distanti. Ci troviamo nel mezzo di una stagione stimolante e possiamo contare su un pubblico giovane e affamato di competenze, aperto alle novità e mosso dal desiderio di spingersi oltre le metodologie consolidate».

Tornando ai quattro step che animano la missione di un tecnico ortopedico del terzo millennio, in sede di valutazione è essenziale, con il supporto dei medici, curare il rapporto umano con il paziente e ricostruirne la storia clinica in modo completo.

Dall’ascolto e dal dialogo si passa al design, cui additive manufacturing e 3D printing (con il concorso dei software Cad-Cam) aggiungono personalizzazione.

Seguono collaudo e rivalutazione o analisi critica dei benefici, che l’ICT rende quantificati e quantificabili con precisione, e il follow-up nel tempo, per verificare l’adattamento dell’impianto all’individuo. Sulla scorta dei feedback ottenuti si possono ipotizzare e realizzare eventuali modifiche, ove necessario.

Condividendo s’impara

Opinione del docente pavese è che negli ultimi 15-20 anni le tecnologie si siano democratizzate e siano in certa misura divenute più social, nel senso che «quel che è stato inizialmente sperimentato in ambiti a elevato gradiente di R&D e grandi possibilità d’investimento» si propaga altrove. Metodi e materiali inizialmente adottati nelle tecnologie aerospaziali, per esempio, «hanno via via trovato posto prima in campo automotive e oggi nel medicale». L’informatizzazione ha messo al centro il valore dei dati e l’importanza di poterli condividere.

«Qui sta il segreto del successo dell’IA. Se ne parla e la si sperimenta da decenni, ma ora è più accessibile e risorse e database più ricchi sono fruibili da un più ampio numero di settori a un costo inferiore».

Così, quella sensoristica che è stata fra i motori primi di industria 4.0 in manifattura diviene strumento utile «per monitorare in modo non invasivo i parametri di pressione, temperatura e usura di un impianto e analizzarne perciò le reali condizioni di utilizzo. Si mettono a fattor comune patrimoni storici di informazioni quantitative coniugandole con le potenzialità della telemedicina.

I sistemi micro-elettromeccanici o Mems, che un tempo imponevano budget impegnativi, sono ora di gran lunga più economici. Al di là dell’evoluzione delle tecnologie, bisogna pensare che il dato deve essere sempre usato e interpretato dall’uomo, affinché ne possa facilitare i processi decisionali».

Dall’empirismo all’informatizzazione

Il corso darà opportunità di studiare strumenti come quelli che permettono di condurre sui pazienti un’indagine baropodometrica per il calcolo della distribuzione dei pesi in sede di deambulazione su soggetti impiantati. E sugli aspetti della «valutazione strumentale, acquisizione e misurazione pressoria» si possono segnare altri importanti passi avanti.

«Quel che un ortopedico faceva basandosi sull’esperienza e dunque sulla sua arte si svolge ora con il supporto di tool specifici. Il tempo di formarsi sul campo scarseggia: studio e aggiornamento continui acquistano importanza crescente. Connaturato alle discipline scientifiche e non solo è il bisogno di training ininterrotto e di una scolarizzazione senza soluzione di continuità».

Se gli applicativi di progettazione (Cad) e produzione computerizzata (Cam) hanno già alle spalle una lunga storia e sono d’uso comune nelle imprese, sono «le competenze, la curiosità e la volontà dei tecnici» a fare la differenza.

E il più autentico banco di prova resta «la persona, con le sue sensazioni e i suoi bisogni». Come detto, il dato è a sostegno di un feedback che «è sempre più preciso e si ottiene sempre più rapidamente», ma la cui corretta lettura dipende dalle abilità e dalla formazione del tecnico.

La scienza dei materiali ha in questo quadro un ruolo non meno importante, dati anche gli sforzi che la ricerca sta compiendo per ottimizzare le caratteristiche di comfort degli impianti e l’interfacciamento fra componenti artificiali e materia biologica, garantendo traspirazione e assenza di contaminazione.

Un incontro fra professionalità diverse

Secondo il dott. Andrea Lauria, coordinatore del corso ECM e direttore scientifico di Ortopedici&Sanitari, l’iniziativa «ha una sua impronta precisa che descrive quello su cui intendiamo puntare per una completa formazione dei tecnici ortopedici».

Andrea Lauria, coordinatore del corso ECM e direttore scientifico di Ortopedici&Sanitari

Questo perché «mentre in passato l’approccio di un tecnico era caratterizzato da una dose superiore di empirismo, oggi le moderne tecnologie hanno introdotto cambiamenti che si possono gestire solo alla luce di nuove e adeguate competenze».

Il rischio, se la transizione verso un nuovo paradigma di training non è affrontata per tempo, è che altre professionalità possano in certa misura soppiantare quella del tecnico ortopedico puro. Dare spazio al connubio fra ortopedia e salute in genere e hi-tech è l’obiettivo che d’altronde Lauria si pone anche in qualità di responsabile di una testata verticale, contando sul contributo di esperti dal background disparato, come in occasione del corso.

«Una tale visione multidisciplinare è alla base dello sviluppo del master interdipartimentale organizzato a più voci all’Università di Pavia, con il coinvolgimento delle facoltà di Medicina e Chirurgia e d’Ingegneria». Data la filosofia che lo anima, il ciclo ECM in partenza il prossimo anno non ha un campione di uditori-tipo, ma si rivolge a un pubblico vasto.

«Può interessare anche fisioterapisti e terapisti occupazionali, che alla materia guardano da un punto di vista specifico. Senz’altro ci attendiamo attenzione dai più giovani (in questo senso può dirsi un corso per millennial), poiché nelle loro mani è in fondo il futuro stesso della professione. Forse ai senior è richiesto uno sforzo in più, in termini di impegno e disponibilità all’apprendimento di metodologie per molti versi innovative.

Pure per loro si tratta, però, di temi fondamentali: basti pensare a quanto sparuta fosse sino a qualche anno fa la presenza negli studi e nelle aziende delle stampanti 3D, che ora si sono invece moltiplicate. L’intenzione è dialogare con i medici, perché chiamati a conoscere le novità del nostro lavoro in vista di una proficua collaborazione a venire».

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