La tendinopatia del tibiale posteriore è una condizione progressiva che occorre nel 3,3% della popolazione generale, colpendo soprattutto le donne di età superiore ai 40 anni, i giovani calciatori e gli anziani. Spesso i pazienti che sviluppano questa tendinopatia hanno il piede piatto.

Questa tendinopatia influenza negativamente la dinamica del passo, dal momento che va a sbilanciare anche gli antagonisti del tibiale posteriore, ovvero i peronei, determinando nel tempo il collasso dell’arco longitudinale del piede, con peggioramento o formazione di piede piatto e alluce valgo, avampiede abdotto ed eversione della caviglia, con dolore al passo e limitazione funzionali.

Il trattamento di questa tendinopatia è di carattere conservativo, con esercizi studiati ad hoc per il soggetto affiancati all’uso di bendaggi funzionali e/o plantari ortopedici.

Un recente studio, condotto tra Canada e Stati Uniti d’America, valuta la capacità del test di resistenza alla supinazione di predire la biomeccanica del piede e della caviglia e di indicare quale sarà l’impatto del plantare sulla biomeccanica del piede del paziente.

Lo studio

Pubblicato su Gait and Posture, lo studio coinvolge 21 pazienti con tendinite del tibiale posteriore sottoposti a misurazione dell’Indice di Postura del Piede e alla versione quantitativa del test di resistenza alla supinazione.

Si osserva una resistenza maggiore nel piede con tendinopatia rispetto che in quello sano; la resistenza media è stata calcolata in 10.5 ± 3.9 kg per il piede patologico.

Per quanto riguarda l’Indice di Postura del Piede, questo è mediamente pari a 9.0 ± 3.1 nel piede malato. Tutti i partecipanti hanno ricevuto dei plantari su misura prodotti a partire da calco in gesso con le seguenti caratteristiche: conchiglia di 4 mm di spessore, in polipropilene; margine mediale del tallone di 6 mm; montanti anteriori e posteriori inclinati medialmente di 5°; lunghezza completamente ricoperta con uno strato di EVA da 3 mm.

Una volta dotati del loro plantare, i pazienti li hanno indossati per 2 settimane durante le attività quotidiane. Successivamente, in laboratorio, hanno eseguito 5 test del cammino, con e senza i plantari; nel mentre i ricercatori hanno usato la gait analisys per valutare la biomeccanica del passo.

Infine, sono state effettuate analisi statistiche per individuare una relazione tra il valore del test di resistenza alla supinazione e gli effetti del plantare. Ecco i risultati individuati.

Il test di resistenza alla supinazione

I valori del test di resistenza alla supinazione hanno mostrato una buona affidabilità intravalutatore, evidenziando correlazioni positive come gli angoli frontali e sagittali del medio piede e correlazioni negative con gli angoli frontali e sagittali della caviglia.

Inoltre, gli autori evidenziano una correlazione negativa tra il valore del test di resistenza alla supinazione e gli effetti del plantare sull’angolo frontale della caviglia.

L’uso del plantare, infine, evidenzia un impatto positivo sulla biomeccanica del passo di questi pazienti, con riduzione della dorsiflessione del medio piede, sulla rotazione esterna, sull’angolo di eversione e sul momento di inversione della caviglia.

Dati questi esiti, gli autori suggeriscono di inserire la valutazione della resistenza alla supinazione nei percorsi di cura dei pazienti con tendinopatia del tibiale posteriore.

Studio: Moisan G, Dami A, Ghabdian T, Payen E, Isabelle PL, Farahpour N, McBride S. The relationship between the supination resistance test, lower limb biomechanics and the effects of foot orthoses on foot and ankle biomechanics in individuals with posterior tibialis tendon dysfunction during gait. Gait Posture. 2025 Mar;117:300-305. doi: 10.1016/j.gaitpost.2025.01.021. Epub 2025

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