La rottura del crociato anteriore è una delle lesioni più frequenti a carico del ginocchio: la sua incidenza è, infatti, di 68,8 casi ogni 100 mila pazienti l’anno o, se vogliamo considerare il punto di vista dello sportivo, oscilla tra i 0,006 e i 10 casi ogni 1000 ore di sport praticati.
L’iter terapeutico prevede normalmente un intervento chirurgico seguito da una fase di riabilitazione, ma nonostante le tecniche chirurgiche utilizzate siano sempre più specifiche, la letteratura evidenzia ancora un alto tasso di recidiva.
Per questa ragione nel tempo si è data sempre più importanza alla fase riabilitativa post intervento, necessaria, per esempio, per gestire al meglio le alterazioni neuromuscolari e neuroplastiche che si presentano dopo la rottura.
Un recente studio pubblicato sull’International Journal of Sports Physical Therapy presenta strategie riabilitative basate su esercizi neuromuscolari e neurocognitivi. L’evidenza suggerisce, infatti, che la rottura del crociato anteriore vada gestita ristabilendo la propriocezione, il corretto controllo muscolare e il giusto reclutamento muscolare, allentando la sempre maggiore dipendenza dal feedback visivo. Come a dire che, se si impara ad ascoltare meglio il corpo, lo si muove con maggior consapevolezza e il rischio di lesione cala.
Alcuni esempi di possibili integrazioni
Questo compendio, scritto da specialisti in medicina sportiva, si concentra in particolare su una popolazione di corridori, perché i tassi di recidiva della rottura del crociato anteriore interessano soprattutto gli sportivi.
La prima osservazione offerta è che, spesso, i soggetti abbandonano la riabilitazione appena si sentono pronti a tornare in campo, sebbene non abbiano ancora riacquisito il completo controllo volontario del movimento.
Gli autori si chiedono, quindi, se l’integrazione di un allenamento neuro-cognitivo nelle fasi conclusive della riabilitazione, tra la nona e la sedicesima settimana, possa aiutare a ridurre i tassi di recidiva e dare al paziente una guarigione piena.
Questa seconda fase riabilitativa si concentra di solito sul rinforzo muscolare, necessario per consentire all’atleta di tornare a sostenere i carichi tipici dello sport praticato. Per esempio, si possono aggiungere esercizi di controllo muscolare alla fase di rinforzo della resistenza condotta sotto restrizione del flusso sanguigno. Si potrebbe chiedere al paziente di eseguire un passo anteriore verso il basso. L’esercizio può essere supportato da un feedback visivo tramite luce laser per assicurare il corretto allineamento. Una volta raggiunte la forza e la resistenza necessarie a tornare a correre, si può proseguire la riabilitazione con esercizi condotti sotto disturbo, per favorire lo sviluppo di maggiore concentrazione e ascolto del corpo.
Lo studio vuole sottolineare l’importanza di preparare l’atleta ad affrontare anche gli aspetti meno prevedibili della pratica sportiva, perché sia pronto a reagire nel miglior modo possibile. In questo modo si riduce i rischio di incorrere in nuove lesioni.
Studio: Thomas ZM, Lupowitz L, Ivey M, Wilk KE. Neurocognitive and Neuromuscular Rehabilitation Techniques after ACL injury – Part 2: Maximizing Performance in the Advanced Return to Sport Phase. Int J Sports Phys Ther. 2024 Dec 1;19(12):1629-1641. doi: 10.26603/001c.126270. PMID: 39628780; PMCID: PMC11611477.