Paralisi cerebrale infantile: la riabilitazione in Paesi in via di sviluppo

(immagine: Canva)

La paralisi cerebrale infantile è tra le patologie neuromotorie più frequenti nei neonati, con un’incidenza dell’1,6 per mille nei Paesi ad alto sviluppo e del 3,4 per mille in quelli in via di sviluppo. La PCI si caratterizza per disturbi di natura motoria, sensoriale e cognitiva, in un cocktail estremamente personale in ogni paziente: per questo l’approccio terapeutico deve essere di tipo multimodale.

La riabilitazione ha qui un ruolo principe, atto al recupero delle funzionalità non ben sviluppate del soggetto, anche tramite l’attivazione della plasticità sinaptica cerebrale… obiettivo finale, aumentare le autonomie del paziente, perché possa vivere una vita piena e soddisfacente.

Purtroppo, sono tante le realtà nel mondo dove i bambini con PCI non riescono ad accedere ai servizi riabilitativi, spesso per distanza degli stessi dai luoghi di domicilio: per ovviare a questo problema, sono in fase di sviluppo vari protocolli da svolgere a casa, con la partecipazione dei famigliari.

Uno di questi programmi è stato recentemente presentato da un team canadese su Journal of NeuroEngineering and Rehabilitation. Focus del percorso è il recupero motorio dell’arto superiore in bambini con PCI del Costa Rica.

Bootle Blast: un videogame riabilitativo

Il programma riabilitativo è stato sviluppato dal Bloorview Research Institute del Holland Bloorview Kids Rehabilitation Hospital di Toronto, il più grande ospedale riabilitativo del Canada. Qui è stato sviluppato un videogame riabilitativo, Bootle Blast, che non richiede l’accesso a Internet e, per questo, può essere utilizzato in tutte le realtà. Ciò che serve è una TV standard o un monito cui connettere il dispositivo.

Il videogame presenta 13 mini-game differenti, ognuno focalizzato sullo sviluppo di specifiche skill motorie. Alcuni mini-giochi si mescolano con la realtà, chiedendo ai bambini di manipolare dal vivo oggetti, come blocchi da costruzione o strumenti musicali. Il dispositivo presenta, inoltre, una fase di pre-calibrazione che permette di valutare le capacità di movimento delle articolazioni dell’arto superiore del bambino coinvolto, identificando quindi i giochi più adatti.

Il dispositivo è stato già oggetto di altre sperimentazioni. Ora ciò che si vuole verificare è se possa essere efficace anche in setting domiciliare in Paesi in via di sviluppo. Nello studio si parla nello specifico di riabilitazione dell’arto superiore.

Situazioni frustranti che limitano il desiderio di gioco

In questo studio sono stati coinvolti 13 bambini da 7 a 17 anni, con rispettive famiglie. Il percorso stabilito è durato 8 settimane e l’indicazione alle famiglie era che i partecipanti fossero liberi di usare il videogame ogni volta che lo desiderassero e per tutto il tempo che volessero.

In media i partecipanti hanno utilizzato il device 2 volte la settimana, per un totale di 377 ± 181 minuti di gioco attivo e 728 ± 330 minuti di gioco totale, considerando anche il tempo richiesto per la navigazione dei menu. La media per ogni sessione è stata di 45 ± 11 min per session.

Gli autori hanno indagato l’esistenza di limitazioni al gioco tramite appuntamenti telefonici settimanali, scoprendo che molti bambini si sentivano frustati nel non capire come giocare a un mini-game o nel percepire limitazioni fisiche reali.

Altra situazione frustrante è la perdita durante una partita giocata con fratelli, sorelle o amici. Situazioni che potrebbero essere meglio gestite con un supporto da parte dell’esperto, anche a distanza. Altre limitazioni sono state di carattere tecnico.

I risultati

Nonostante il senso di frustrazione abbia limitato in parte il tempo trascorso a giocare con Bootle Blast, a fine percorso la quasi totalità dei partecipanti ha ottenuto qualche miglioramento nell’uso dell’arto superiore. Ci sono certo state delle limitazioni dovute alla distanza che richiedono di essere riviste e migliorate, con la difficoltà di applicare alcun score di valutazione tramite una videochiamata.

Tuttavia, gli autori si dicono soddisfatti e concludono che il gaming può essere un valido supporto per la riabilitazione di pazienti che vivono in aree rurali o in condizioni socio-economiche disagiate, oppure anche come supporto a percorsi riabilitativi più tradizionali.

Lo studio: Chan-Víquez D, Fernández-Huertas H, Montserrat-Gonzalez C, Khan A, Fehlings D, Munce S, Wright FV, Biddiss E. Feasibility of a home-based home videogaming intervention with a family-centered approach for children with cerebral palsy: a randomized multiple baseline single-case experimental design. J Neuroeng Rehabil. 2024 Sep 4;21(1):151. doi: 10.1186/s12984-024-01446-2. PMID: 39227911; PMCID: PMC11373410