Invecchiamento e aumento della popolazione mondiale sta portando a un notevole incremento delle patologie connesse all’età, tra le quali anche quelle degenerative articolari.
Tendenzialmente le artrosi di anca, ginocchio e spalla vengono trattate per via conservativa fino a quando il dolore non diventa insopportabile e il danno articolare riduce drasticamente la funzionalità del distretto.
Quando l’artrosi colpisce solo il compartimento mediale del ginocchio è possibile intervenire chirurgicamente per cercare di rallentare la progressione del danno articolare, ritardando l’impianto della protesi. L’osteotomia tibiale valgizzante ha proprio questo scopo: ridurre la sintomatologia dolorosa legata all’artrosi ed evitare che la patologia progredisca.
Questo tipo di intervento può essere preso in considerazione per pazienti troppo giovani per ricevere una protesi o per chi, per varie ragioni, non può subire un intervento protesico.
Questo tipo di osteotomia può essere effettuato in sinergia con il plasma arricchito di piastrine (PRP), che può contribuire a ridurre lo stato infiammatorio dei tessuti, e il dolore associato, e a favorire una rigenerazione.
Una recente revisione delle letteratura cinese, condotta da un team di ricerca della Chengdu University of Traditional Chinese Medicine, cerca di capire se si possa parlare di evidenza scientifica per i risultati di questo trattamento.
La popolazione in gioco
Gli autori hanno individuato solo 10 studi in letteratura che valutano l’efficacia della osteotomia tibiale valgizzante in sinergia con le PRP, per un totale di 625 pazienti. Sei di questi lavori sono studi di coorte, mentre 4 sono studi randomizzati.
Anche la popolazione trattata è disomogenea in quanto a trattamento ricevuto: 270 sono stati sottoposti a osteotomia tibiale valgizzante combinata con PRP, mentre 190 hanno ricevuto solo l’osteotomia tibiale valgizzante e 31 solo PRP. Dei restanti pazienti, tutti sottoposti a intervento, 99 hanno ricevuto anche acido ialuronico e ialuronato di sodio e 25 anche una soluzione salina.
Infine, in 10 pazienti l’intervento è stato associato all’uso di una frazione stromale vascolare come fonte di cellule staminali. Data questa eterogeneità gli autori hanno condotto anche analisi nei diversi sottogruppi. Vediamo che risposte hanno ottenuto.
Efficacia della sinergia
In generale la revisione conferma l’efficacia della tecnica chirurgica associata alle PRP, ma scendiamo nel dettaglio. I valori degli indici VAS, WOMAC e dello score Lysholm portano a dire che la sinergia tra le due terapie consente di ridurre il dolore articolare, soprattutto dopo 6-12 mesi, dato che le PRP necessitano di tempo per lavorare.
Inoltre, la revisione trova esiti favorevoli anche per la durata del trattamento, che risulta essere maggiore nei pazienti che hanno ricevuto anche le PRP. Risultati positivi sono stati trovati anche per la funzionalità articolare, misurata con il range of motion (ROM): in questo caso si osservano miglioramenti maggiori nei pazienti che hanno ricevuto intervento e PRP rispetto ai gruppi che sono stati sottoposti solo all’uno o all’altro.
Questo vantaggio dura però poco: dopo 18 mesi dall’intervento, infatti, la differenza del ROM del ginocchio dei pazienti sottoposti a osteotomia tibiale e iniezione di PRP è quasi uguale a quello di chi ha subito solo l’intervento; permane invece la distanza con chi ha ricevuto solo l’iniezione di PRP. I risultati devono essere comunque valutati in relazione al basso numero di studi incluso nella revisione.
Lo studio: Zhang, W., Ma, Y., Lu, F. et al. Efficacy and safety of high tibial osteotomy combined with platelet-rich plasma for treating knee osteoarthritis: a systematic review and meta-analysis of the Chinese population. BMC Musculoskelet Disord 25, 876 (2024). https://doi.org/10.1186/s12891-024-08004-w