La caviglia è, tra tutte le articolazioni del corpo, quella che va incontro più rapidamente a rigidità. Per questo è fondamentale iniziare la mobilizzazione il prima possibile in seguito a qualsiasi intervento che la interessi. Essenziale è anche che il paziente segua attentamente le indicazioni dello specialista e che esegua eventuali esercizi assegnati per casa, per mantenere i risultati ottenuti durante le sessioni in presenza.

Qualora la riabilitazione venga svolta tutta da remoto, l’aderenza terapeutica deve essere monitorata ancora di più. La letteratura ci dice infatti che raramente i pazienti portano a termine il proprio percorso riabilitativo. Una delle ragioni potrebbe essere una mancata personalizzazione dell’iter stesso.

Un team di ricerca britannico ha provato a co-sviluppare un modello riabilitativo con i pazienti, così da tenere conto delle loro necessità. Lo strumento utilizzato è il Behaviour Change Wheel (BCW) che si focalizza sull’individuazione e applicazione di strategie atte a supportare il cambiamento.

Lo studio

Gli autori hanno coinvolto in questo lavoro 10 pazienti operati per frattura di caviglia, di età compresa tra i 28 e i 69 anni e di genere misto, provenienti da sette diversi trust del Sistema Sanitario Nazionale britannico. Per facilitare il confronto con i partecipanti è stata usata la tecnica del Gruppo Nominale, che prevede di riunire in presenza diversi specialisti per valutare una serie di parametri già selezionati in precedenza. In questo caso la riunione si è svolta online.

I pazienti sono stati così divisi in 3 diversi gruppi, facilitati nell’esporre le proprie opinioni da uno degli autori dello studio e da due pazienti con esperienza. I gruppi sono stati disegnati per rappresentare le differenze demografiche e di tempo trascorso dalla lesione tra i gruppi, così da poter toccare un ampio spettro di esigenze.

I risultati raggiunti

Il lavoro svolto ha permesso di individuare i vari aspetti cui porre attenzione nello sviluppo di un iter riabilitativo, che sono certamente gli esercizi, ma anche l’educazione del paziente, la ristrutturazione dell’ambiente, il lavoro sulle convinzioni limitanti e l’abilitazione.

Il tutto, è stato stabilito, deve essere veicolato tramite app e siti web, con l’aggiunta di video che spieghino gli esercizi da svolgere, live chat per confrontarsi con i fisioterapisti e forum tra pari per supportarsi con il racconto delle proprie esperienze. Lo schema riabilitativo così sviluppato ha ottenuto un pieno consenso da parte dei partecipanti.

Interessante osservare che i pazienti hanno sottolineato il desiderio di ottenere suggerimenti per tornare ai propri hobby, ma anche al proprio ruolo nella società, con particolare riferimento al tornare a guidare, a lavarsi e a lavorare. Dati i risultati raggiunti, gli autori pensano di poter utilizzare questo stesso modello per sviluppare ulteriori setting riabilitativi.

Pubblicato su Muscoskeletal Surgery, lo studio ha visto la partecipazione dell’Università Queen Mary di Londra, dell’Università di Southampton e dell’Università di Warwick.

Fonte: Bretherton, C., Al-Saadawi, A., Sandhu, H. et al. Co-design of a novel rehabilitation intervention for patients after ankle fracture surgery: the patient perspective. Musculoskelet Surg (2025). https://doi.org/10.1007/s12306-025-00887-9

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