L’ortobiologia è tra le branche dell’ortopedia in espansione, come dimostrano i tanti studi pubblicati in letteratura riguardanti le applicazioni di plasma arricchito in piastrine (PRP) e di cellule mesenchimali a condizioni articolari.

Tra questi studi vi è un lavoro del Center for Shockwave Medicine and Tissue Engineering del Kaohsiung Chang Gung Memorial Hospital e del Chang Gung University College of Medicine di Kaohsiung (Taiwan) pubblicato su Knee Surgery & Related Research.

Si tratta di uno studio randomizzato controllato che mette a confronto due modalità di applicazione delle PRP come unico trattamento o in combinazione con onde d’urto extracorporee.

Oggetto dello studio, la tendinopatia rotulea associata a dolore nell’atleta, una patologia legata ai microtraumi che interessano la cartilagine nella fase di atterraggio dei salti. Se il corpo non riesce a riparare questi microtraumi, nel tempo incorre il dolore che costringe l’atleta a fermarsi.

Il ginocchio del saltatore ha una prevalenza dell’8% nello sportivo in generale, percentuale che sale al 14% nei pallavolisti e al 13% nei cestisti. L’insorgenza del disturbo è legata anche al tipo di scarpe usate, alla superficie su cui si atterra e alla forza della muscolatura che stabilizza il ginocchio: se forte, questa è in grado di assorbire parte della forza d’urto.

Lo studio

Per valutare l’efficacia dei due trattamenti, il team di studio ha coinvolto 33 atleti, randomizzandoli in due gruppi: il gruppo di studio è stato trattato con una iniezione di 5 ml di PRP autologo e, dopo una settimana, con una sessione di onde d’urto, mentre il gruppo di controllo ha ricevuto 5 ml di PRP autologhe e onde d’urto “finte”. Le onde d’urto utilizzate avevano un’energia di 0,2 mJ/mm2, con1350 impulsi e 4 Hz di frequenza. Tutti i partecipanti sono stati poi seguiti per un intero anno. Vediamo i risultati ottenuti.

Esiti: le PRP funzionano, ma con le onde d’urto il processo accelera

Prima di sottoporre i pazienti al trattamento, gli autori hanno confrontato alcuni parametri, ovvero l’intensità del dolore, misurata con una scala VAS, e le scale funzionali VISA-P e MBS, non trovando alcuna differenza significativa.

Entrambi i gruppi hanno vissuto un importante miglioramento dopo gli interventi terapeutici, con miglioramento di tutti e 3 i parametri indicati sopra, ma il gruppo sottoposto a iniezione di PRP e onde d’urto ha ottenuto un sollievo dal dolore in meno tempo.

Gli autori hanno effettuato anche analisi del sangue per valutare i parametri dell’infiammazione, come IL-6, IL-15, IL-33, IL-17: gli autori hanno individuato un aumento dei livelli di IL-6, IL-15 e IL-17, eppure nessun atleta abbia riportato disagi e lesioni e no siano state rilevate differenza con l’ecografia.

È possibile che questi cambiamenti facciano in qualche modo parte del processo. Importante sottolineare che i miglioramenti vissuti nel primo periodo di tempo dopo il trattamento restano costanti nei mesi successivi, fino ad almeno un anno, quando il follow up si è concluso.

Per riassumere, entrambe le modalità di intervento sono efficaci, ma la sinergia tra PRP e onde d’urto permette di percepire miglioramenti nel dolore anche nel primo mese, il che può essere utile in atleti che, magari, devono tornare a giocare.

Studio: Jhan SW, Wu KT, Chou WY, Chen PC, Wang CJ, Huang WC, Cheng JH. A comparative analysis of platelet-rich plasma alone versus combined with extracorporeal shockwave therapy in athletes with patellar tendinopathy and knee pain: a randomized controlled trial. Knee Surg Relat Res. 2024 Dec 17;36(1):47. doi: 10.1186/s43019-024-00252-3. PMID: 39690426; PMCID: PMC11650825

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