Quali fattori aumentano il rischio di nuova frattura dopo riparazione del femore?

(immagine: Canva)

Uno studio cinese evidenzia alcuni fattori di rischio, suggerendo di tenerli presenti per stratificare i pazienti e seguirli in modo adeguato.

Negli anni la letteratura ha ben evidenziato come una frattura di femore per osteoporosi sia altamente rischiosa nell’anziano, perché anche se curata tempestivamente si associa a un rischio di morte entro l’anno di circa il 22%.

Non solo. La letteratura sottolinea anche che il rischio d’incorrere in una nuova frattura di femore all’arto controlaterale negli anni successivi è tutt’altro che trascurabile. Sembra, infatti, che nell’1,2-9% dei casi questi pazienti incorrano nella nuova frattura entro l’anno, mentre nel 5-10% dei casi entro 10 anni.

In questo contesto diventa importante capire quali sono i fattori di rischio che si associano alla fratturazione del femore controlaterale nei soggetti anziani.

Per rispondere a questa domanda, un team di ricerca cinese del Jiangnan Hospital, affiliato alla Zhejiang Chinese Medical University, ha condotto uno studio retrospettivo su 458 anziani, ora pubblicato sul Journal of Orthopaedic Surgery and Research.

Gli autori hanno diviso i partecipanti in due gruppi: quello di studio, composto dai 61 pazienti che si sono fratturati l’arto controlaterale entro 5 anni dal primo intervento, e quello di controllo, composto dagli altri 397.

I principali fattori di rischio

Nel loro lavoro gli autori hanno confrontato le caratteristiche dei pazienti di entrambi i gruppi, per individuare le differenze potenzialmente correlate con la seconda frattura di femore. Le analisi statistiche hanno individuato vari possibili fattori di rischio, da valutare attentamente volta per volta.

Anzitutto, l’età: sopra gli 80 anni il rischio di cadere nuovamente e fratturare l’arto controlaterale cresce. Lo stesso si può dire per il genere: quello femminile è più a rischio.

Altri fattori riguardano la scarsa funzionalità del ginocchio e disturbi alla vista, che aumentano il rischio di caduta, l’avere uno score FRAX maggiore o uguale a 15.5, indice di fragilità, e soffrire di osteoporosi. Da ultimo, anche avere l’Alzheimer sembra aumentare il rischio di caduta e frattura.

Gli autori sottolineano quindi l’importanza di valutare attentamente il paziente prima delle dimissioni ospedaliere per individuare quelli a maggior rischio di incorrere in una seconda frattura, così da stabilire un percorso terapeutico e di follow-up adeguato.

I casi italiani

Dal momento che la frattura di femore correla con l’età, l’Italia è tra i Paesi ad avere il maggior numero di fratture: si parla di almeno 90 mila casi l’anno, per la maggior parte in pazienti anziani.
Le stime per il 2030 prevedono un aumento del 20% dei casi, conseguenti all’ulteriore invecchiamento della popolazione. Il 5% di questi soggetti muore durante la fase acuta, mentre il 15%-25% entro l’anno.

Non solo. Nel nostro Paese il 30% dei pazienti operati per frattura del femore sviluppano disabilità funzionali, soprattutto del passo, che contribuiscono ad aumentare il rischio di caduta, in un circolo vizioso assai pericoloso.

Lo studio: Chen, M., Li, Y., Yang, Y. et al. Analysis of the risk factors for contralateral refracture after hip fracture surgery in elderly individuals: a retrospective study. J Orthop Surg Res 19, 681 (2024). https://doi.org/10.1186/s13018-024-05177-x